Lione
Una città si può presentare in più modi; quello di Lione sembra essere della quiete e della serenità distesa in grandi spazi, siano quelli del lungo fiume o delle numerose piazze, o ancora delle periferie che si vanno a organizzare e compattare al centro.
Il cuore vecchio di Lione, definito dai resti romani e dalla collina con la cattedrale, ha il ritmo dolce e antico dei giochi di strada dei bambini, del vociare dei passanti, del sentire i propri passi sul selciato; la sera, la luce calda dei lampioni dà un senso di appartenenza anche a chi è straniero, perché porta un senso di pacatezza e lentezza. Tutti questi elementi consentono di riconoscere i luoghi per ciò che sono e riconoscere se stessi nella dimensione urbana, che intendo come quella caratteristica che consente all’individuo di muoversi con agio e misura anche negli spazi costruiti su larga scala.
Alcuni dei poli di questa dimensione sono le piazze, che favoriscono incontri e scambi, allorquando la presenza di giochi d’acqua sotto forma di fontane, di memorie collettive sotto forma di monumenti, di tracciati chiusi-aperti sotto forma di portici e cortine, lo rendono possibile.
Altro polo sono le porte, gli ingressi a una città. Con una funzione precisa, il più delle volte difensiva nel passato, hanno perso nel tempo questo ruolo e immagine, sono rimaste inglobate nel tessuto e spesso diventate testate dei futuri grandi assi ottocenteschi.
Oggi le porte, sempre importanti nel loro significare, sono, o possono essere, quelle relative alle grandi vie di comunicazione, aeroporti, stazioni o parti nuove di città, da trattare, queste ultime, non come indistinta periferia, ma come ingressi, annunci.
In questo senso vedo Lione come una città che armonicamente accresce i suoi anelli e con intelligenza costruisce due nuove porte: la Gare Saint Exupèry e la Citè Internazionale.
Quest’ultima è un pezzo di città che si affaccia sul fiume Rodano e confina con il parco della Tête d’Or. Renzo Piano, vincitore del concorso, interviene sul vecchio quartiere della Foire demolendo quasi tutti i palazzi, il cui orientamento infelice (davano gli uni sugli altri) ne rendeva antieconomica la ristrutturazione. Attento alla morfologia del luogo conserva però la vecchia strada che segue l’ansa del fiume, e a questa traccia uniforma il progetto; ne fa la linea compositiva principale, la spina dorsale, l’elemento aggregante di un complesso ricco di uffici, albergo, auditorium, museo d’arte contemporanea, e altro. La trasforma da strada veicolare a viale pedonale, completamente immersa nel verde e nei suoni della natura, grazie alla sistemazione esterna dell’arteria di accesso al centro della città. Altre vie coperte, poste tra gli edifici, ambienti in parte ipogei che risentono di una maggiore articolazione spaziale, sono luoghi più raccolti di incontro. La vecchia periferia assume in questo modo un ruolo urbano importante, è un luogo di interazione, diventa un importante polo culturale.
L’altra porta è un grande uccello dedicato a Saint Exupery e che collega la stazione TGV all’aeroporto della città. Santiago Calatrava, vincitore del concorso, oltre che architetto è scultore, i suoi manufatti hanno spesso caratteristiche zoomorfe, nascono da una attenta lettura e osservazione della natura nei vari aspetti.
Spesso il suo linguaggio è di tipo espressionista come in questo caso; sottolinea le forze in gioco evidenziando la struttura in modo plastico, facendo da essa derivare la forma dell’edificio. A Lione l’impianto è abbastanza semplice, trattandosi di due corpi ortogonali tra loro, cioè il vasto atrio per i viaggiatori e la volta di copertura sui binari; ma complessa è la maglia inclinata di travi bianche e fortemente tecnologica è la struttura di profili in acciaio e vetro che può ruotare per consentire una maggiore ventilazione nell’atrio.
L’allusione al volo è rafforzata sia da questa rotazione sia dalla grandezza degli archi di acciaio su cui insiste la struttura, è ribadita nella congiunzione dei due archi nel vertice bianco del triangolo che segna l’ingresso all’atrio, è simbolo dello spostamento veloce che avviene nel luogo.
L’interno dell’accesso principale è come la bocca di un grande animale, la cui lingua/terrazza indica il collegamento in quota superiore con l’aeroporto; un passaggio interiore per uno spostamento verso l’alto.
Queste le nuove porte; danno respiro alla città, arricchiscono i segni dell’impianto originario, battono il tempo vitale rompendo quella cristallizzazione temporale che troppo spesso in altre ci fa sentire chiusi e confinati nel passato.
Arch. Teresa Mariniello